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Vini di Francia

Distillati & Spirits

Pinot Noir Experience: alla scoperta del nobile vitigno con Mauro Mancini

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Breve escursione nelle terre del Pinot noir

Misterioso, nobile, capriccioso, elegante, sensibile, signorile, superbo e ambiguo.

Così e in molti altri modi potrebbe essere chiamato questo vitigno, in effetti dalle misteriose origini, così difficile e ambiguo nel coltivarlo ma così nobile quando si concede per farci i più superbi fra i vini.

Un pò di storia

Il Pinot nero ha origini antiche, probabilmente originario del PAGUS AREBRIGNUS, l’attuale Cote de Nuits, Borgogna, derivante da incroci spontanei fra le tante varietà di vite selvatica che venivano coltivate per propagazione cercando di addomesticarle.

L’arrivo dei Romani in quella zona, portò l’introduzione di nuove varietà provenienti dall’est europa, varietà chiamate Heunisch (da Unni), che inesorabilmente portò ad ulteriori incroci e alla nascita di nuove specie. Lo stesso Columella, scrittore latino del I secolo, nel trattato “De re rustica”, parla di un vitigno selezionato dai celti di Allobrogia (da cui Vitis Allobrogica) dall’aspetto simile alla vite selvatica, resistente al freddo e che può dare vini dal lungo invecchiamento.

Dopo la caduta dell’impero Romano, la coltivazione di queste viti rimase in mano ai monaci cistercensi, che ne indivuarono subito le potenzialità e cominciarono a piantarlo nei terreni più prestigiosi della Borgogna, al punto che lo stesso Filippo l’Ardito, duca di Borgogna, con un editto del 1395, obbligò ad espiantare le piante del più produttivo Gamay, a favore del nobile Pinot noir.

Nel diciottesimo secolo poi il Pinot nero cominciò ad avere un ruolo importante anche nella regione della Champagne, dove viene usato, prima nella produzione dei “vins gris”, poi nella cuvee dei prestigiosi metode champenois che oggi conosciamo. Più avanti, con Napoleone e le sue conquiste, cominciò a diffondersi in altre zone d’Europa, compresa l’Italia, dove ricevette molta attenzione nella ricostruzione dei vigneti dopo la filossera, soprattutto in Alto Adige.

Cenni geografici

Oggi il Pinot nero è coltivato in quasi tutte le zone vitate del Mondo, ma sempre con estensioni molto ridotte.

Attualmente si parla di circa 90.000 ettari vitati, veramente un’inezia se confrontato con le altre varietà francesi come il Merlot o il Cabernet o il Syrah; circa il 38% di questi si trova in Francia, dove le due regioni della Borgogna e della Champagne detengono il primato.

Negli USA viene coltivato circa il 20% di questa superficie, con regioni importantissime come Oregon e Nord California. La Germania segue con circa il 14%, in espansione, grazie soprattutto all’innalzamento delle temperature. La Svizzera e l’Italia seguono con circa il 5%; in Italia sono due le zone considerate importanti, l’Oltrepo pavese con circa 3300 ha vitati, la terza zona al mondo dopo appunto Borgogna e Champagne, e Alto Adige con 260 ha vitati a Pinot nero.

Da non sottovalutare poi anche la Nuova Zelanda e il Sud Africa che stanno aumentando la qualità e la quantità.

Caratteristiche del vitigno

I moderni studi sul DNA ci hanno dimostrato che il Pinot nero è un incrocio spontaneo tra il Traminer e un ancestrale Pinot Meunier, con molta familiarità con la vite selvatica da cui, come detto in precedenza, deriva.

Fa parte della grande famiglia dei Noirens, entro la quale troviamo il Pinot grigio, il Pinot bianco, il Pinot meunier, il Gamay e lo Chardonnay, ma tratti di Pinot nero si possono trovare in molti altri vitigni quali il Lagrein, il Teroldego e la Ribolla.

Questo ci fa capire la sua forte propensione alla mutazione e la sua predisposizione naturale agli incroci spontanei; questa caratteristica ha portato oggi all’esistenza di 50 diversi Pinots.

Varietà mediamente precoce sia in fase di germogliamento che in quella di maturazione, predilige terreni argillosi e marnosi, con la predilezione per le zone collinari. Presenta una vigoria vegetativa discreta e il grappolo si presenta piccolo e compatto dal peso medio fra i 70 e i 150 gr, dalla buccia sottile e questo lo rende molto sensibile ai marciumi e alle muffe con la propensione ad accumulare zuccheri nella fase finale della maturazione, per questo predilige i climi più freschi.

Molto sensibile al territorio su cui viene coltivato, se non trova il terroir adatto dà vini banali o troppo semplici e scarichi o troppo estrattivi e poco eleganti, con il rischio di essere contaminato da brett o oltri sentori sgradevoli.

Caratteristiche del vino

I vini ottenuti da Pinot nero sono di solito dal colore rosso rubino chiaro, dal tannino sempre delicato, questa caratteristica appunto è data dalla sua buccia poco spessa.

L’acidità è spesso ben accentuata e gradevole, agrumata. L’alcool estratto è sempre non troppo elevato, a meno che non venga da zone estremamente calde e poco vocate. In gioventù i vini sono piacevoli, dal delicato profumo di lampone e frutti di bosco, dal bouquet sempre delicato; con l’invecchiamento poi cominciano a venire fuori note evolutive e terziarie, come il cuoio e il caffè.

Ma tutte queste caratteristiche poi cambiano a seconda del luogo da cui proviene l’uva: un grande Borgogna non deve sapere di pinot nero, ma deve sapere di Borgogna!!

I Vini in degustazione

Evento: Seminario “Pinot Noir Experience” di Mauro Mancini | 15 Ottobre 2020

  • CUNA 2016 – FEDERICO STADERINI
  • TIUREMA 2017 – ENOTRIO
  • MAZZON 2017 – BRUNNENHOF
  • BOUZY BLANC DE NOIRS – MARGUET
  • ALDO NOIR – EREDI DI COBELLI ALDO
  • CAMPO CASTAGNA 2015 – CASTELLO DI STEFANAGO
  • PINOT NERO 2017 – LE DUE TERRE
  • “EN GREGOIRE” HAUTE COTES DE NUITS 2017 – EMANUEL GIBOULOT
  • PINOT NERO 2018 – PERTINELLO
  • SAINT ROMAIN “SOUS LE CHATEAU” 2017 – DOMAINE GERMAIN PERE ET FILS
  • LANGHE PINOT NERO 2018 – GIANLUCA COLOMBO
  • PINOT BOIR 2018 – MARC KREIDEINWEISS

La selezione delle cantine

Cantina Enotrio

Eno-trio nasce nel 2013 dall’amore che i Puglisi nutrono verso il vino, inteso non tanto come bevanda idroalcolica quanto per l’evoluzione in esso fino all’essere vita, per la viticoltura, per la natura in generale per l’amore paterno verso le figlie Stefany e Désirée; da questo: “Trio”.

I vigneti si estendono tutti alle pendici dell’Etna, precisamente nel versante Nord, nel territorio che va da Randazzo a Bronte passando per Maletto, per una superficie di circa quattro ettari su sette corpi aziendali in tre contrade che vanno da un’alt itudine da 650 m a 1100 m s.l.m. Le varietà coltivate sono Nerello Mascalese, Carricante, Pinot Nero, Grenache e Traminer Aromatico. A livello sperimentale coltiviamo del Moscato Petit Grain, dello Chardonnay e del Merlot.

La scelta varietale nasce proprio dalle varie condizioni climatiche presenti nei vari corpi aziendali. I vigneti sono condotti ad alberello e contro spalliera con potatura a doppio cordone orizzontale con 4/5 speroni totali per facilitarne la meccanizzazione, secondo i criteri dell’agricoltura biologica; “vissuti” e “gestiti” secondo tempi e modi assolutamente naturali, legati alle fasi lunari nonché ai segreti e alle tecniche donatemi da mio padre, che si interfacciano quotidianamente con la mia esperienza maturata da oltre 40 anni di viticoltura.

Cantina Cuna

L’azienda Podere Santa Felicita ha sede a 500 m.s.l.m. sui colli del Casentino, la verde e fresca vallata contornata dai picchi appenninici che separano la Toscana dalla Romagna e dall’Umbria.

L’azienda poggia su suoli argillocalcarei che rappresentano il substrato ideale per il pinot noir, varietà della Borgogna che si avvantaggia altresì delle vertiginose escursioni termiche associate appunto col clima montano.

Le argille formatesi dal disfacimento del calcare compongono un suolo sottile con tanta roccia e su di esse sono stati impiantati i 4 ha di vigneti. molto fitti (la superficie aziendale conta 7 ha di terra in totale). Tutti questi terreni erano originariamente pascoli estensivi di erba medica e perciò ricchi di sostanza organica. L’impianto dei vigneti risale agli anni 2003-2007 che ora perciò godono dell’equilibrio di vigneti adulti.

Sui 3,5 ha di pinot noir insistono circa 38.000 viti di una selezione massale chiamata “petit petit fino” venuta direttamente dalla Borgogna e progettata per garantire spontaneamente rese in uva costantemente sotto i 400 g/vite.

Cantina Le Due Terre

Le Due Terre nasce nel 1984 ad opera di Silvana Forte e Flavio Basilicata.

L’azienda, una delle più piccole realtà del Friuli, ha 4 ha in totale, si è sempre vista impegnata sulla strada della qualità artigianale dei propri vini, facendosi conoscere negli anni da un vasto pubblico di “enoappassionati” un po’ in tutto il mondo. Le 17.000 c.a. bottiglie prodotte annualmente sono ripartite su quattro vini: Sacrisassi bianco, Sacrisassi rosso (uvaggio di Schioppettino e Refosco), Merlot e Pinot nero. Il genere di viticoltura praticato è essenziale, senza utilizzo di concimi, diserbanti, antibotritici e antiparassitari: una vera e propria coltivazione biologica insomma.

Questo “non interventismo” Flavio e Silvana lo praticano anche in cantina: fermentazioni spontanee senza aggiunta di lieviti e solforosa, nessuna chiarifica, una leggera filtrazione in bottiglia.

Castello di Stefanago

Siamo in Lombardia, nelle colline dell’Oltrepò Pavese, la cantina prende forma dalla esperienza intergenerazionale della famiglia Baruffaldi.

Sono 20 gli ettari dedicati alla produzione di vino tutti condotti attraverso le tecniche agricole biologiche, il lavoro in vigna viene seguito direttamente dalla famiglia che delle uve sane e in perfetto grado di maturazione hanno fatto l’ingrediente principale della sua proposta vinicola. Tutto intorno ai vigneti boschi, prati ed altre colture assicurano la giusta biodivesità ambientale che si traduce in vini naturali di grande espressività.

Cantina Marguet

La famiglia Marguet è una storica famiglia di vignaioli, produttori di Champagne dal 1870 ad Ambonnay, celebre Grand Cru della Montagne de Reims.

Nel 2008 il giovane BenoÎt Marguet, rappresentate della quinta generazione della famiglia, ha deciso di mettersi in proprio e di inaugurare una nuova realtà produttiva a partire da 8 ettari suddivisi tra Ambonnay e Bouzy inaugurando così una nuova maison: Marguet. BenoÎt Marguet è un vigneron esperto e visionario, appartenente a quella nuova generazione di produttori di Champagne che si è posta all’attenzione degli appassionati e dei bevitori più esperti ed esigenti per uno stile anticonvenziale e per un approccio biodinamico in vigna e in cantina.

Il lavoro in vigna è effettuato esclusivamente con due cavalli e, per i trattamenti, sono ammessi solo decotti, concimi vegetali e olii esenziali, nel rispetto dell’agricoltura biodinamica e dell’aromaterapia. Le vinificazioni sono svolte con soli lieviti indigeni in barrique bordolesi e tini di rovere, con lunghe soste sulle fecce fini e uso molto limitato di solfiti, quasi inesistente.

La produzione della maison Marguet non supera le 80.000 bottiglie e può considerarsi come una produzione artistica e pregiata di una piccola bottega artigiana.

Gli Champagne di Marguet sono tutti extra-brut ed esprimono al massimo, con profonda originalità, tutta la complessità del terroir.

Cantina Domaine Germain Pere Et Fils

La storia del Domaine Germain Père et fils comincia nel 1955 con Bernard Germain.

All’inizio le vigne si trovano solo a Saint-Romain, in seguito vengono acquistate alcune parcelle a Pommard, Beaune e Hautes Côtes de Beaune, in totale circa 6 ettari. A quel tempo solo una piccola parte del vino veniva imbottigliato, mentre la maggior quantità era venduta sfusa.

Nel corso degli anni ’80 e ’90, l’azienda si modernizza e il vino viene imbottigliato in proprio, con risultati sempre più interessanti. Dal 2009 il Domaine è guidato da Arnaud, che continua il lavoro seguendo le tradizioni di famiglia.

Oggi i vini del Domaine Germain Père et fils rappresentano una delle migliori espressioni del terroir di Saint-Romain.

Cantina Brunnenhof

Le colline di Mazzon (BZ) in Alto Adige, rappresentano in assoluto la migliore zona per il pinot nero nel Tirolo meridionale. Un’isola di vigneti che si estende tra i 300 e i 450 metri d’altitudine, sul versante sinistro dell’Adige, al di sopra della quale si erge protettiva la cresta di Prato del Re, che al mattino getta ombra su tutta l’area amplificando l’effetto dell’escursione termica notturna.

È in questo contesto unico e ineffabile che sorge la cantina Brunnenhof, dal 1987 di proprietà della famiglia Rottensteiner, con Kurt e sua moglie Johanna. Il pinot nero a Mazzon è di casa da più di cento anni ormai, e si racconta che sia stato introdotto da Ludwig von Barth di Barthenau.

Da circa un secolo la famiglia Rottensteiner vinifica quest’uva, dapprima a Bolzano e poi, dal 1999, nella tenuta Brunnenhof. I terreni a disposizione dell’azienda sono perfetti per questa fragile ed esigente varietà, grazie ad una tessitura sabbiosa ricca in argilla e calcare.

Oltre al pinot nero i Rottensteiner coltivano con la stessa passione le uve tipiche del territorio come il lagrein, il gewürztraminer e il manzoni bianco, per una gamma composta da una manciata di etichette, ognuna delle quali è ottenuta da vinificazioni in purezza, in modo da esaltare le potenzialità di ogni cultivar.

Dal pinot nero – localmente chiamato Enologo consulente per diverse cantine della zona, vincitore del premio Gambelli nel 2014 come miglior giovane enologo italiano, dal 2011 ha creato Segni di Langa.

Nel 2017 ha deciso di utilizzare il suo nome per i vini che produce, essi nascono dalla terra; con loro cerca di comunicare tutta la fatica, la passione e l’impegno che dedica alle sue uve.

Ogni vigneto viene interpretato in modo esclusivo, osservando con attenzione la fermentazione, seguendo e non dirigendo l’evoluzione del vino, senza chiarifiche né filtrazioni.

L’affinamento in legno è importante ma mai prevalente, per esprimere al meglio la grande esclusività del conubio tra vitigno e la Langa.

Cantina Gianluca Colombo

Enologo consulente per diverse cantine della zona, vincitore del premio Gambelli nel 2014 come miglior giovane enologo italiano, dal 2011 ha creato Segni di Langa.

Nel 2017 ha deciso di utilizzare il suo nome per i vini che produce, essi nascono dalla terra; con loro cerca di comunicare tutta la fatica, la passione e l’impegno che dedica alle sue uve.

Ogni vigneto viene interpretato in modo esclusivo, osservando con attenzione la fermentazione, seguendo e non dirigendo l’evoluzione del vino, senza chiarifiche né filtrazioni.

L’affinamento in legno è importante ma mai prevalente, per esprimere al meglio la grande esclusività del conubio tra vitigno e la Langa.

Cantina Marc Kreidenweiss

La tenuta si trova ad Andlau, in Alsazia, a metà strada tra Strasburgo e Colmar, nella parte piemontese dei Vosgi.

Adagiato ai piedi delle montagne, il vigneto gode di un clima continentale e condivide un mosaico di terroir completamente opposti nella loro geologia: arenaria rosa dei Vosgi (gc Wiebelsberg), scisto nero (gc Kastelberg), scisto blu (Clos du Val d ‘Eléon e Clos Rebberg) e marnacalcaro- arenaria (gc Moenchberg).

Marc Kreydenweiss ha trasmesso ai suoi figli la passione per il vino, i terroir e la biodinamica. Antoine Kreydenweiss ha assunto le redini del vigneto alsaziano nel 2007, accompagnato da Charlotte, le loro figlie Zoé, Lilou e Léonie, la squadra e il suo cavallo Comtois. Insieme mostrano la stessa passione: produrre vini con una personalità esaltando l’anima di ciascuno dei suoi terroir.

Il Domaine comprende 13,5 ettari di vigneto, compresi i 3 Grand Cru di Andlau: Wiebelsberg, Moenchberg e Kastelberg.

Un altro grand cru: il Kirchberg de Barr è entrato a far parte della gamma diversificata della tenuta. La vinificazione avviene nel modo più naturale, rispettando l’equilibrio di ogni vino. Ogni anno vengono prodotte circa 120.000 bottiglie.

La reputazione del dominio è mondiale, presente in Giappone, Stati Uniti, Norvegia, in tutta Europa e ovviamente in Francia.

L’enologo chiama ogni anno un artista diverso per illustrare le etichette. Unendo la creatività dell’artista e il saper fare del vignaiolo, ogni bottiglia si trasforma in un pezzo unico.

La biodinamica applicata dal 1989 è parte integrante delle attività della tenuta.

Cantina Pertinello

La tenuta è stata fondata dalla famiglia Mancini nel 1996, nell’Alta Valle del Bidente, a stretto contatto con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, tra i 300 e i 500 metri, lungo le colline arenacee di Galeata e Civitella di Romagna.

La tenuta conta circa 55 ettari, di cui 15 vitati e il resto destinati a bosco.

A conduzione biologica, cerca di rispettare al meglio il territorio ed i vitigni esistenti, come il Sangiovese ma, date le fresche temperature e l’altitudine, anche Riesling e Pinot nero.

Vini sempre succosi e fruttati, precisi e gustosi.

Cantina Emanuel Giboulot

Emmanuel Giboulot ha iniziato da solo nel 1985 a Beaune. Negli anni ‘70, suo padre, già agricoltore biologico, possedeva alcuni ettari di vigneto.

Il Domaine si estende per circa 10 ettari e produce circa 25’000 bottiglie all’anno.

Produce vini da Saint Romain – Côte de Beaune, Rully premier cru “La Pucelle”, Côte Chalonnaise e Hautes-Côtes de Nuits.

L’uomo stesso è noto soprattutto per essere un pioniere della vinificazione biologica e biodinamica. Molti lo conoscono a causa delle accuse nel 2014, decadute dopo il ricorso, che gli sono state rivolte per aver rifiutato un ordine del governo di utilizzare pesticidi.

I suoi vini sono noti per essere molto digeribili, fini e mai legnosi. Ha smesso di usare nuove botti nel 2003.

Cantina Eredi di Cobelli Aldo

L’Azienda Agricola Eredi di Cobelli Aldo si trova a Sorni di Lavis, sulle pendici verdi del Monte Corona.

Il trisavolo Giuseppe arrivò nel cuore del Trentino a fine del 1800 e volle che Maso Panizza di Sopra diventasse la culla dei sogni della famiglia. Un territorio magico, con vigneti cresciuti sul gesso affiorante, che dona sempre grande profondità ai vini, sempre puliti e molto sapidi. Si sono susseguite generazioni di custodi della vigna che hanno tramandato oralmente la cultura del rispetto del terroir, consapevoli che l’uomo non vive senza la terra, ma che la terra vive tranquillamente senza l’uomo.

L’Azienda Agricola Eredi di Cobelli Aldo è in continua evoluzione, proprio come il vino, orgogliosi di essere una “botte di idee” sempre in fermento. La vigna, la terra, il lavoro in cantina, ogni singola bottiglia è una pagina del sogno della Famiglia Cobelli.

Da 150 anni l’arte di coltivare la terra è un’eredità che si trasmette di generazione in generazione.

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